Ultima modifica: 27 Maggio 2015

Notizie storiche

Foto Agostino Ammannati

Agostino Ammannati

La nascita

A Travalle, lungo una strada in salita in mezzo ai campi, si trova un’antica casa colonica, elegante, composta e dignitosa come sanno essere le coloniche toscane. Alle sue spalle un poggio di cipressi. Sulla sua facciata è stata apposta, nel 1996, una targa in marmo, a cura del Comune di Calenzano e del gruppo “Bibliofili Petri”:

Da antica famiglia contadina
nacque in questa casa il 9 aprile 1906
Agostino Ammannati
fu assessore comunale di Calenzano
insegnante di liceo
al Cicognini di Prato
di cultura ricca e varia
e da educatore espertissimo
visse sempre da uomo libero

La famiglia

Agostino Ammannati nacque dunque a Pratello di Travalle, Comune di Calenzano. Suo padre era Angiolo Ammannati (1869-1939), sua madre Elvira Lastrucci, di Settimello (1877-1932). Si sposarono nel 1903, dal loro matrimonio nacquero Giuseppina nel 1904, Agostino appunto nel 1906, Francesco nel 1913. La sorella morì ancora bambinetta, il fratello morì nel 1942, mentre era in servizio in caserma, durante la seconda guerra mondiale.

Gli Ammannati costituivano una tipica famiglia contadina allargata, il capofamiglia lo zio Tommaso, il mezzadro, e poi i nonni, gli zii, i cugini, tutti insieme a lavorare la terra e a dividerne le sorti. A quei tempi i bambini di Travalle prendevano lezioni private da un maestro, nei locali della parrocchia, poi davano l’esame da privatisti al Comune Vecchio di Calenzano. Probabilmente Agostino doveva essere un allievo molto bravo se, dati i tempi e l’estrazione sociale, la famiglia decise di farlo proseguire negli studi. Inoltre, ricorda il cugino Giulio Ammannati, oggi 97enne, Agostino era un po’ troppo gracilino per essere occupato nel lavoro dei campi.
Ecco dunque i tre anni di Scuola Tecnica, (le vecchie scuole medie), quindi il diploma dell’Istituto magistrale e infine la laurea in filosofia e pedagogia, con lode, conseguita nel 1937 al Magistero di Firenze.

La carriera d’insegnante

Dopo la laurea ci fu un periodo di supplenze in varie scuole superiori, fino alla nomina in ruolo per l’anno scolastico 1939-1940, con il servizio al liceo classico di La Spezia. Agostino Ammannati iniziò a lavorare al Cicognini di Prato nel 1943, quando la zona in cui si trovava il liceo di La Spezia non era più agibile a causa della guerra, e vi rimase fino alla pensione, nel 1976.

Durante i primi anni di insegnamento, il professore abitava a Prato, presso una camera in affitto nel corso Mazzoni. Il fine settimana si recava in autobus a Calenzano e poi a Pratello in bicicletta, a trovare i parenti. In seguito, nel 1960, il cugino Giulio si trasferì in una nuova casa, in via Firenze alla Querce. Così Agostino, con la comodità di poter andare e venire da Prato con l’autobus, (infatti non prese mai la patente), si trasferì definitivamente dal cugino, insieme alla moglie di lui Nella e alla loro figlioletta Roberta. Qui ha vissuto fino alla morte, avvenuta nel 1987.

Come si cita nella targa commemorativa, l’Ammannati fu uomo di grande cultura e dai molteplici interessi, ma sicuramente il suo aspetto più peculiare, e quello per cui lo ricordiamo in questa sede, è quello di educatore. Egli si distinse in questo ruolo sia nei numerosi anni al Cicognini, sia nella breve ma intensa parentesi alla scuola di Don Lorenzo Milani, a Barbiana.

Agostino Ammannati professore

Agostino Ammannati insegnò materie letterarie al liceo classico Cicognini per oltre un trentennio, dal 1943 al 1976, anno della pensione.

Fin dall’inizio mostrò di essere un professore particolare, con uno stile di insegnamento originale, innovativo per quei tempi. Il suo intento era quello di offrire un’esperienza di formazione completa ai suoi alunni, dove fossero presenti, oltre alla letteratura, anche l’ascolto della musica, gite di istruzione, con relative foto e filmati da rivedere e commentare insieme, film e cineforum, dibattiti, forti esperienze di teatro.

Attento, sollecito, preciso, richiedeva una partecipazione attiva alle sue lezioni, dove gli allievi erano protagonisti e non meri auditori. Fu tenero e comprensivo con alcuni, duro e severo con altri. Alcuni studenti furono perplessi e critici nei suoi confronti, ma molti lo amarono e ammirarono profondamente, tanto da mantenerne ancora un ricordo vivo ed entusiasta. Numerose sono le testimonianze scritte di suoi ex alunni, nelle quali il professore viene ricordato con grande stima ed affetto.

Significativa della grande cura e attenzione che il professore dedicava ai suoi allievi è, per esempio, “La filastrocca dei maturandi”, dedicata agli studenti che si accingevano ad affrontare l’esame di maturità nel 1957.

Il Professore dedicava tutto il tempo libero al suo lavoro di insegnante.

 

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